Programma 101

Anno di produzione: 1965

Nazione provenienza: Italia

Inventore: Pier Giorgio Perotto, Giovanni De Sandre e Gastone Garziera

Produttore: Olivetti

 La Programma 101, considerato il primo computer da tavolo, l’antesignano dei moderni personal computer. Le pagine che seguono rappresentano un omaggio al manipolo di giovani inventori olivettiani che riuscì a creare questo capolavoro, affinché sia reso il giusto onore a coloro che segnarono una strada percorsa negli anni successivi dai progettisti di tutto il mondo. “La Programma 101 sta ai computer moderni come l’aeroplanino dei fratelli Wright sta ad un jet supersonico: sempre di mezzi per volare si tratta”. Questa immagine, dell’ingegner De Sandre, rende l’idea di cosa rappresenti nella storia della tecnica e delle invenzioni questa scatola di trentacinque chilogrammi. È la pietra miliare, come il cippo che i Romani ponevano all’inizio di una qualsiasi strada consolare. A partire da quella si calcolavano le distanze verso le mete dell’impero. È infatti dalla Programma 101 Olivetti in poi che si valutano i passi in avanti compiuti dall’elettronica  in cinquant’anni. Oggi, quando prendiamo in mano un cellulare, anche quello più economico, abbiamo uno strumento che è milioni di volte più potente di quella, seppur bella, scatola elettronica. E, se mettiamo a confronto i due oggetti, sarà come affiancare una nonna, o meglio una trisavola, al proprio nipotino. L’avventura del primo personal computer ha dunque avuto inizio nei laboratori dell’Olivetti nei primi anni Sessanta. Va chiarito: l’antesignano dei moderni pc è un prodotto italiano, presentato ufficialmente nell’ottobre del 1965 alla fiera di New York. I vari Steve Jobs, Bill Gates e compagnia sono venuti dopo. Hanno proposto prodotti ineccepibili, a volte novità assolute, ma se parliamo di computer da usare in azienda e a casa, che gli interessati – comunque benestanti – potevano acquistare e utilizzare facilmente a proprio piacimento, programmabile, dobbiamo per forza far riferimento alla Programma 101.

La Programma 101 esposta al Museo è una delle poche funzionati grazie al lavoro dei tecnici del Museo Tecnologicamente, e porta le firme dell’amico Gastone Gaerziera, di Giovanni De Sandre e dell’Arch. Mario Bellini a cui si deve l’ avveniristico design. E’ inoltre correlata di schede magnetiche e manuali tecnici e di programmazione.

 

Stralcio dell’intervista a Gastone Garziera tratta dal libro ” MACCHINE PER SCRIVERE uomini, storie e invenzioni dalle origini ai giorni nostri”

La squadra che ha inventato il primo computer da tavolo era costituita fondamentalmente dall’ingegner Pier Giorgio Perotto (1930-2002), dall’ingegner Giovanni De Sandre, classe 1935, e dal tecnico Gastone Garziera, classe 1942. Poi c’è stato il contributo di altri tecnici ed esperti: da citare innanzitutto Franco Bretti, capo del gruppo di progetto della meccanica, e, successivamente,con i loro gruppi, anche l’ingegner Edoardo Ecclesia per la progettazione elettrica strutturale e l’ingegner Sergio Rebaudengo nella fase di test e documentazione finali.

Oggi può sembrare facile, a distanza di cinquant’anni, aver concepito l’idea di un computer portatile. Di fronte ai telefoni cellulari, che hanno una potenza milioni di volte più elevata, pare impossibile che prima della P101 nessuno avesse messo a punto uno strumento del genere. Fino ad allora i computer erano dotati di tantissime unità collegate con chilometri di cavi. “Banale è sempre il punto di arrivo, non quello di partenza”, dice Garziera quando lo incontriamo al Museo Tecnologic@mente di Ivrea, dove, con altri volontari, fra i quali Sergio Perotti del gruppo di Bretti, si occupa di far rivivere e conservare la P101 e altri computer Olivetti. “Nel 1961 avevamo già in mente dove volevamo arrivare – spiega Garziera – ma non sapevamo come. Io avevo diciannove anni, De Sandre ventisei e Pier Giorgio Perotto, il responsabile del progetto, trentuno. A pensarci oggi, eravamo tutti giovanissimi, ma all’epoca ognuno di noi aveva già le proprie responsabilità”. Altri tempi, altra concezione del lavoro, a quell’epoca, rispetto a oggi quando, nella migliore delle ipotesi, un giovane a ventisei anni forse si è laureato da un anno o due e comincia a fare dei master. Per entrare nel mondo del lavoro, se va bene, a trent’anni. “Quando mi sono diplomato – ricorda Garziera – ricevetti nel giro di pochi mesi ventitré offerte di lavoro. Scelsi l’Olivetti, che mi aveva contattato ancora prima del diploma, e anche perché pagava più degli altri”.  Torniamo alla macchina. Il gruppo vuole fare qualcosa di totalmente nuovo.

 Un computer che sia piccolo rispetto ai dinosauri dell’epoca. Che sia programmabile, che costi una cifra abbordabile, che sia di facile utilizzo. Non esiste nulla di tutto ciò. Ma si mettono al lavoro. “Ci siamo staccati da tutto ciò che avevamo in mente – ricorda Garziera – perché ci rendevamo conto che dovevamo percorrere altre strade”. E le strade sono state in salita. Tutte. Ma anche con qualche colpo di fortuna: “Ad esempio per la stampantina. A vederla sembra una cosa banale, ma all’epoca non esisteva nulla di simile. E dove la trovammo? In Olivetti naturalmente, dove era stata messa a punto, ma subito accantonata perché non si sapeva a cosa applicarla”. Il vero cuore della P101 sta però nella memoria: quella adottata era del tipo a linea  magnetostrittiva. 

A volte si chiede quale fosse la capacità di memoria di questo primo desktop computer. Udite udite: 240 byte, meno di un quarto di Kilobyte – un quarto di kB è pari a 256 byte. “Eppure con quel quasi-quarto di kbyte abbiamo dato il nostro piccolo contributo a mandare l’uomo sulla luna”, commenta Garziera riferendosi al fatto che la NASA acquistò alcune decine di esemplari della P101 e li usò per  preparare la missione spaziale degli anni Sessanta. Un altro aspetto fondamentale sta nel fatto che i programmi venissero caricati dall’esterno, tramite una cartolina magnetica. E oggi, quando con un cellulare ci colleghiamo col mondo ed elaboriamo dati in millesimi di secondo, ricordiamoci che tutto è partito da quella bella macchina messa a punto, nei primi anni Sessanta, da un drappello di geniali italiani marchiati Olivetti.