Caratteristiche: Macchina per scrivere manuale portatile.
Tastiera: 43 tasti, corrispondenti a 86 segni.
Nastro: in tessuto altezza 13 mm; cambio colore nastro con levetta posta a destra della tastiera.
Incolonnatore: presente.
Interlinee: tre posizioni più lo zero.
Matricola: sul lato destro del telaio.
Produzione: dal 1969.
Carrozzeria: in materiale plastico con maniglia incorporata.
Colori: rosso, bianco, verde e blu.
Design: Ettore Sottsass, Perry A. King.
Note:
versione speciale della Lettera 32, oggetto dalle forme e colori rivoluzionari, presente nella collezione del Museum of Modern Art (MOMA) di New York come esempio di design italiano. ù
La Valentine venne prodotta con piccole differenze meccaniche ed estetiche dal 1969 al 2000 negli stabilimenti italiani, spagnoli e messicani, le caratteristiche principali delle varie versioni sono:
– I versione con la targhetta “made in Italy”;
– II versione con la targhetta “made in Spain” o senza
scritta “made in”;
– III versione con la targhetta “made in Mexico”.
È sicuramente la macchina per scrivere portatile Olivetti più famosa, merito del lavoro dei designer Ettore Sottsass e Perry A. King e dell’ottima campagna pubblicitaria che contribuì al successo mondiale del modello.
Il disegno della carrozzeria venne brevettato negli USA da Ettore Sottsass il 23 marzo 1971.
Pensando alla fine degli anni Sessanta i ricordi tornano immediatamente alla mobilitazione globale ricordata come il “Sessantotto”, un movimento di matrice studentesca che divenne in poco tempo un fenomeno giovanile di protesta e ribellione contro i sistemi politici, culturali e
sociali. Le dimensioni del movimento interessarono tutto il globo, dal “maggio francese”, alla “primavera di Praga”, ai movimenti studenteschi
in Italia e Germania, fino all’opposizione dei ragazzi americani contro la guerra in Vietnam e alle rivolte per l’assassinio di Martin Luther King, passando per la terribile strage in Piazza delle Tre Culture a Città del Messico in occasione delle Olimpiadi.
Il mondo era allora attraversato da forti insurrezioni volte a combattere “il sistema”. Tali cambiamenti non potevano passare inosservati senza
rivoluzionare la società, e proprio un grande designer e collaboratore della Olivetti, Ettore Sottsass Jr. trasse spunto dallo spirito irrequieto
che animava quegli anni. Dalla sua matita uscì lo schizzo di quello che molti reputano uno dei suoi più grandi colpi di genio: la Valentine.
In quegli anni l’Olivetti deve confrontarsi sul mercato europeo delle macchine per scrivere con l’agguerrita concorrenza delle macchine portatili a basso prezzo di produzione giapponese.
L’azienda italiana può vantare come fiori all’occhiello l’elegante Lettera 22, disegnata da Marcello Nizzoli, e la sorella maggiore, la Lettera 32.
La Lettera 22 è una macchina dal design accattivante, tanto da meritare il Compasso d’Oro nel 1954, e viene venduta all’interno di un’elegante
valigetta in pelle, o similpelle, che si confonde con le borse da ufficio dei professionisti. L’invasione nipponica a basso costo e la possibile
perdita di quote di mercato costringe tuttavia l’Olivetti a correre ai ripari e uscire con qualcosa di più economico. In un primo tempo si valuta
l’opportunità di produrre macchine che scrivano solo maiuscolo, togliendo la possibilità di scrivere minuscolo. In seguito si avanza l’ipotesi
di togliere il campanello. Ma la soluzione più logica giunge con l’idea di cambiare la carrozzeria pressofusa in alluminio della Lettera 22 con un
rivestimento plastico più economico, all’epoca chiamato “moplen”. L’idea di base è quella di creare qualcosa di più versatile e che si possa vendere a chiunque e in qualsiasi negozio. Per rendere l’idea di cosa la nuova macchina debba rappresentare, vien preso come riferimento un oggetto, ovvero la biro: più economica e alla portata di tutti rispetto alla penna, quest’ultima più impegnativa e destinata a un pubblico più ristretto. Si inizia lo studio per la realizzazione della macchina, ma quando i dirigenti la vedono realizzata con plastica scadente e senza minuscole si rifiutano di approvare il progetto. L’Olivetti non può permettersi di scendere così in basso. Si decide allora di adottare un tipo di plastica più pregiata, l’ABS (Acrilonitrile Butadiene Stirene).La macchina è stata studiata per essere venduta ovunque, dai piccoli negozi ai mercati rionali. Peraltro la sua forma è stata progettata per meglio adattarsi alle esigenze del cliente comune, nell’ottica di rappresentare un oggetto popolare. Anche la custodia rigida è costruita per rendere semplice il trasporto, quasi come un secchio fare acquisti al mercato. Infine la custodia può essere utilizzata come sgabello, al parco all’uscita dell’università, per sedersi e scrivere con la macchina appoggiata sulle ginocchia.
A vestire i meccanismi della Valentine è il valente Ettore Sottsass jr., coadiuvato da Albert Leclerc e Perry King. Quasi a voler descrivere
il contesto sociale che lo circonda, il designer progetta una macchina che poco ha a che fare con l’estetica sinuosa e aggraziata della Lettera 22.
Al contrario, le sue forme trasgressive ben rappresentano le linee di rottura e di ribellione che agitano la società.
L’anticonformista Valentine viene presentata ufficialmente al mercato il giorno di San Valentino, il 14 febbraio 1969. La parte meccanica
non è altro che una Lettera 32, che di per sé costa poco di officina, ma che richiede un’alta professionalità nel montaggio e nelle regolazioni
di scrittura. Per la carrozzeria, invece, Sottsass utilizza l’ABS lucido di color rosso-arancione, e come copribobina del nastro a due coperture
di colore giallo-arancio, tanto da sembrare due allegri occhietti. La tastiera pare, ancor oggi, tagliata dal resto del corpo della macchina e si
stacca in modo tanto netto che pare fluttuare verso l’operatore. Il tutto infilato in una valigetta rigida, anch’essa di solido ABS, che è parte
integrante della macchina.
Per la sua meccanica venne anche definita una “Lettera 32 vestita da sessantottina”, oppure “la jeep dello scrivere”, o ancora “la biro delle macchina per scrivere”. La Valentine nacque quindi come un prodotto destinato a un largo consumo e come tale venne pubblicizzata. Di particolare impatto e certamente significativa di un certo tipo di mutamento sociale fu anche la campagna pubblicitaria.
La Valentine venne pubblicizzata in modo accattivante e insistente per le strade, nelle metropolitane, nelle riviste, nelle stazioni ferroviarie
e persino in brevi spot. Vennero inviati fotografi in tutto il mondo per immortalare i bambini che utilizzavano la macchina. Poi fu la volta di un pilota, di un giocatore di football e di altri personaggi di vario genere.
Per la grafica delle pubblicità furono chiamati celebri grafici e designer, tra cui lo stesso Sottsass, ma anche Milton Glaser, Roberto Pieraccini,
Valter Ballmer.
La Valentine venne prodotta principalmente di coloro rosso ma la si poteva avere anche di colore bianco in Italia, verde in Germania e blu in
Francia. Oggi i colori verde e blu sono molto rari e ricercati.
Grazie a questa grande campagna promozionale le vendite iniziali furono sostenute. La macchina conquistò, oltre al già citato Compasso
d’Oro del 1970, l’esposizione permanente al Museum of Modern Art di New York.
Ben presto però, forse perché troppo innovativa, la Valentine non trovò più spazio sul mercato. Anzi, per ironia della sorte la macchina nata
popolare divenne un prodotto per intellettuali. Ma allora come oggi gli intellettuali non erano molti, e le vendite calarono drasticamente. La
Valentine uscì ben presto di produzione, lasciando tuttavia dietro di sé un’immagine forte e innovativa.
All’inizio degli anni Ottanta venne riscoperta e tornò nuovamente in produzione nella sede operativa dell’Olivetti a Città del Messico, proposta
soprattutto nel contesto scolastico e utilizzata da studenti in America Latina. In Europa invece venne riscoperta come oggetto di design
di alta classe e destinata a omaggi di prestigio.
Testo tratto dal libro “Macchine per scrivere, uomini storie e invenzioni dalle origini ai giorni nostri”